(…) da sempre poeti e sacerdoti
hanno amato le montagne,
le cui cime si slanciano verso il cielo
e le cui grotte si perdono nella notte eterna della terra.
È sulle montagne che ci si trova più vicini a Dio.
Lassù spontaneamente, si canta e si prega.

In tutti i grandi miti, la divinizzazione dell’Eroe
si compie su di una montagna.
È sul Monte Eta che Ercole è divenuto Olimpico.
È sul Tabor che Cristo si è trasfigurato.(…)

(…) quando il sole lascia gli uomini
sotto una corona di nubi d’oro,
in più di uno di loro si risveglia
il desiderio nostalgico di seguirlo.

L’uomo, si dice, è un Dio decaduto
che ha nostalgia del cielo.
Forse la nostalgia del poeta
è soltanto la nostalgia del paese natale.
In cui l’uomo era l’immagine della divinita’
e non certo una sua caricatura!

Quando il sole di Provenza e di Linguadoca ci lascia,
la corona delle nubi d’oro si incurva
al di sopra delle Alpi e dei Pirenei.
Fiere e nobili,
le nostre montagne si innalzano nell’azzurro.

Mentre la pianura giace già immersa nella notte,
esse sono, ancora a lungo, benedette e trasfigurate
dai raggi del sole che se ne va. (…)