Con questo primo racconto apriamo una rubrica nuova, nella quale, un po’ per volta, riporteremo le dediche, i pensieri, le poesie e le riflessioni più significative, recuperate dai Libri del Rifugio, più o meno vecchi, del Selleries.

Luglio 1987: Obbiettivo “ Cristalliera”, metri 2817.

Da parecchio tempo un desiderio mi stava a cuore: una notte sulla Cristalliera con la mia tenda. Le condizioni atmosferiche, purtroppo, non mi sono state propizie, poiché nebbia e temporali mi hanno costretto, in parte, a cambiare il mio programma.

Martedì 9 luglio, alle 15.00, decido di partire e carico in macchina tutto il necessario per trascorrere cinque giorni di solitudine, con la mia montagna: dico “mia”, perché tutti noi appassionati di montagna, ne abbiamo una a cui siamo più legati, nella buona e nella cattiva sorte.

Nel tardo pomeriggio arrivo al Rifugio Selleries, quota 2023: pioveva e c’era molta nebbia.

Quella notte decisi di dormire in macchina, non potendo montare la mia tenda. Il mattino seguente il tempo non era cambiato molto, e perdurava una fitta nebbia. Nel pomeriggio brevi e deboli schiarite mi diedero il coraggio di caricare nello zaino la tenda, il sacco a pelo ed un po’ di viveri (il resto l’avrei portato su il giorno dopo), per arrivare al Lago della Manica, proprio ai piedi della Cristalliera. La ripida salita e la nebbia mi fecero impiegare quasi due ore per arrivare fin lassù. Anche qui il diavolo ci mise la coda, purtroppo. Si alzò un forte vento che mi impedì di montare la tenda. Decisi con dispiacere di ridiscendere fino al punto di partenza, e qui, prima che fosse completamente buio, riuscii a montare la tenda, nonostante il forte vento che si mantenne poi per tutta la notte.

Giovedì 11 luglio, al mattino presto uscii dalla tenda e mi resi conto che faceva molto freddo, ma il cielo era limpido e ciò mi diede conforto. Accesi il forellino per fare un po’ di te e per scaldarmi le mani. Feci una buona colazione e poi decisi di salire sul Monte Orsiera, mt. 2840.

L’escursione fu bellissima, sui pascoli fioriti pascolavano mucche e pecore. Un agnellino di pochi giorni, rimasto indietro, belava forte e mi fece pensare ad un bimbo che chiama la sua mamma. Allora lo presi in braccio e lo portai vicino al gregge, una pecora si voltò facendomi un belato, quasi come per dire “grazie”. Ripresi il mio cammino perché volevo arrivare in vetta, ed anche perché stava risalendo la nebbia. Di buona lena passai oltre il Lago del Chardonnet, sempre splendido e con i bordi ancora innevati. Salii con fatica il canalino detritico che conduce fra le due cime dell’Orsiera. Feci uno spuntino e poi su in vetta, dove arrivai insieme alla nebbia. Ridiscesi in fretta ( quando si è soli non si è mai tranquilli ) fino alla mia cara tendina, e dopo una buona cenetta mi infilai nel soffice sacco a pelo.

L’indomani, venerdì 12 luglio, riposo assoluto, sempre a causa del tempo e della nebbia.

Sabato 13 luglio l’alba è bellissima, ma sto ancora un po’ nel sacco a pelo. Alle sette colazione, poi preparo lo zaino e alle otto e venti riparto per la mia montagna. Da solo perché gli amici che aspettavo non sono arrivati. Di buon passo arrivo al Lago della Manica, nel quale la Cristalliera si specchia. La mia montagna è lì altera, e mi fa compagnia. Risalendola lungo la via normale, il mio pensiero va a quel settembre 1978, quando precipitai da un torrione a causa del cedimento di un appiglio. L’incidente mi causò fratture e lesioni. La mano di Sant’Antonio mi fermò sull’orlo del canalino e mi salvai. Il mio pensiero riverente va anche, e soprattutto, ai volontari del Soccorso Alpino, che con spirito di abnegazione mi hanno riportato a valle, dove ansiosamente mi attendevano gli amici, con una faticosa marcia notturna ( era mezzanotte ).

Con tutti questi ricordi arrivo in vetta. Ho tanta gioia in cuore. Abbraccio la croce ed alla base posiziono una stele di Sant’Antonio.

Qualche fotografia, uno spuntino veloce e giù di nuovo a valle. La mia tendina è là ad aspettarmi come una buona amica. Poso lo zaino, compagno delle mie escursioni, mi tolgo gli scarponi ed a malincuore smonto la tenda, che per quattro giorni e mezzo è stata la mia casa.

Ancora una bevuta alla sorgente, una sguardo verso la vetta e poi giù verso casa, dove la famiglia e gli amici mi attendono.

Cesaretto Argentino, CAI sez. di Venaria Reale.